La macchina dell’opra

Un libro bello 

di

ANDO GIRALDI

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            Un libro bello, onesto e interessante. Mi vanto di aver capito per primo, molti anni fa, che questo fotografo persiano è bravo, intelligente e motivato soltanto fotograficamente; nel senso che non usa la fotografia per certi motivi, ma il suo solo motivo è usare la fotografia. Disgraziatamente questa non è la regola ma l’eccezione, perché i più usano la fotografia per fare la rivoluzione, o per impedirla, o per illustrare altra cosa: insomma, per loro la fotografia è un mezzo. Per Nosrat Panahi Nejad è l’unico scopo, o almeno mi pare così. Naturalmente gli interessa anche il soggetto, “un” soggetto, ma mi ricordo di molte sue opere dove il soggetto era solo la fotografia.

Foto Nosrat macchina787E arriviamo a questo bel libro: i suoi foto ritratti di pupi sono molto belli e rivelano un altro buco nella voluminosa Storia del Ritratto pubblicata dalla Alinari, di cui si è già parlato in questa rubrica. L’elemento centrale del ritratto, fatto a mano o a macchina, sono come tutti sappiamo gli occhi, lo sguardo. Se volete e se potete fate alcuni confronti: l’uomo è il soggetto dallo sguardo meno espressivo, meno “umano”. Lo sguardo più umano di tutti lo hanno i cani, specialmente quelli piccoli, dal nasino schiacciato come i grifoni. Io vivo da tempo con una grifoncina che, se mi fissa, mi mette a disagio e commuove fino alla lacrime: proprio così. Mi fa sentire in colpa, non verso di lei che la coccolo per delle ore: ma in colpa come uomo verso tutti i cani del mondo ai quali la mia razza malvagia ha fatto sempre del male. Chi un cagnolino non ha può pensare che esagero; chi invece ce l’ha sarà d’accordo con me.

Dopo i cani lo sguardo più umano lo hanno le scimmie; poi viene il bue, come scrive il poeta. Ma al quarto posto c’è il burattino, il pupo. Solo in fondo a una serie lunghetta c’è l’uomo. A Nosrat Panahi Nejad, se devo fare una critica, è quella di essere stato avaro di primissimi piani. Ma adesso parliamo dei testi di Mimmo Cuticchio: sono interessantissimi e mi hanno fatto scoprire un sacco di cose, di quelle che ti fanno venire le idee. Faccio solo l’esempio più semplice, quello dei nomi delle pupe “in paggio” di cui nel libro si trova l’elenco. Galerana, Fedesmonda, Fiordispina, Armellina, eccetera. Poi ci sono i pupi misti come Pulicane, mezzo uomo e mezzo cane, che compare nella storia di “Buovo d’Antona”. E che dire dei nomi dei maghi? Malagigi, Tuttofuoco, Millifai, Araspase, Demorgene. Eccetera eccetera. Questi nomi innescano testi vecchi e nuovi, scritti e mai scritti, detti e non detti: come può confermare chi scrive o racconta storie di favole. Provate anche voi, cominciate a scrivere in cima a un foglio, o a raccontare a un bambino: “ C’era una volta un mago di nome Araspase, che un girono sente bussare alla porta. Va ad aprire e c’è Fedesmonda che dice….”. Sarà facilissimo continuare.

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Mimmo Cuticchio La morte di Patroclo

di

Nosrat Panahi Nejad

Audio fuori campo:…..Però ora tutto cambia: cinema, televisione, cose moderne, abbandono del centro storico e, quindi Celano si troverà per una parte della sua vita a fare il racconto nel rione del Capo dove c’erano delle case , c’era una piccola piazzetta che si chiamava piazzetta Noviziato.E lui là faceva UCUNTU per la gente del mercato anche per i venditori che erano appassionati e si andavano a sentire ogni giorno UCUNTU. Poi quando hanno buttato giù tutto per fare il palazzo di Giustizia lui si spotò dietro, vicino al Papireto di fronte ai Bastioni dove c’è un giardinetto, ancora c’è, che ora c’è un asilo nido. Là si chiamava Piano degli alberi perché c’erano degli alberi e quindi lui si metteva là sotto un ficus secolare e cuntava UCUNTU. Io da ragazzo andavo da Celano perchè mio padre mi mandava da lui a prendere i corpi che lui sapeva costruire i corpi dei pupi e mentre mi trovavo là mi sentivo UCUNTU. Quindi da ragazzo ascoltavo tante volte UCUNTU e mi piaceva perché vedevo fare le storie che mio padre faceva con i pupi Celano le raccontava senza i pupi.

Scheda:
Titolo: Mimmo Cuticchio La morte di Patroclo
Di: Nosrat Panahi Nejad
Fotografia, audio, montaggio: Nosrat Panahi Nejad
Assistente e fotografie di scena: Luisa Mazzei
Elaborazione digitale da un frammneto di
Tonbak va Santur
Musica tradizionale persiana, sonatori Maestri Tehrani e Payvar
Si ringrazia Associazione Figli D’Arte Cuticchio per la gentile Collaborazione
Il presente documentario è stato realizzato durante una lezione tenuta da Mimmo Cuticchio al Teatro Figli D’Arte Cuticchio in via Bara all’Olivella per un gruppo di alunni di una scuola media di Palermo in due giornate consecutive del 18 e del 19 gen. 2007.
http://www.nosratpanahinejad.it/la-macchina-dellopra