Naghàlì ( il cunto persiano) con Morshed Torabi نقالی با مرشد ترابی

 

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di

NOSRAT PANAHI NEJAD

Il Naghàli (نقالی ) è una forma antica di narrazione orale che si basa sull’opera epica Il Libro dei Re del grande poeta persiano Ferdossì.

In questo capolavoro dell’alto Medioevo, il poeta canta la cosmogonia della Persia antica attraverso vari eroi e, in particolare, affida, in una perenne ottica manichea, alla figura di Rostam la tenace difesa della Persianità, e del bene contro il male, della luce contro le tenebre.

Nel corso dei secoli da quest’opera è nata, a livello della cultura popolare, una forma di narrazione spettacolare che ha luogo prevalentemente nel ghave khanè (قهوه خانه),casa del tè, e a volte, nelle piazze cittadine.

Gli episodi narrati fanno parte di un ciclo legato alle gesta di Rostam. In questo documentario il maestro Torabi narra la V fatica di Rostam (رستم)che vede l’eroe impegnato nella lotta contro il Dive Sefid (دیو سفید) ( il mostro bianco), che tiene in prigione Kykavuss (کیکاووس) e alcuni dignitari.

© Nosrat Panahi Nejad, scena del cunto persiano: Rostam uccide il mostro bianco, Naghali, tela di Morsched Torabi, 2007, Teheran

La narrazione è divisa in sei quadri:

1) Introduzione: in lode di Dio, dell’amore e dell’intelligenza umana

2) Viaggio di Rostam verso Mosandaram

3) Punizione di un guardiano

4) Lotta contro Pulad

5) Lotta contro Argiang

6) Uccisione del Dive Sefid

Introduzione:

La cascata di affetto quando cade è più pesante di qualsiasi altra cosa, colui che riesce a sopportarlo in realtà di tutti gli altri è il meno forte. Non parlarmi più dell’eroismo di Rostam, perché l’amore è il più eroico di tutti. Tu che nei campi di battaglia combatti aspramente, io non so se tu sei Div o prole di Rostam tu che sei capace di uccidere , di devastare nottetempo e squarciare i fianchi al nemico e quando qualcuno vede i tuoi begli occhi ubriachi si sazia di tutti e due i mondi . Questi tuoi occhi che somigliano a gli occhi del cervo , che assomigliano a un gelsomino magico amati.

Tu che conquisti il cosmo, il mondo con un pugno di soldati e che la tua spada arriva persino a colpire il pesce sul fondo del mare. Nonostante tutto ogni volta che respiro dal mio petto esce un sospiro all’ imbocco della sorgente dove scorgo un bellissimo neo nero che non so dove mi porti e che via mi indichi e che non so quale terra lontana mi voglia indicare.

In nome del giudice del mondo giusto, il quale fece apparire nel mondo l’arte, il dio in nome e in sostanza pieno di provvidenza e di guida il quale da a una formica la capacità di far ruggire un leone ed a una mosca il potere di far disperare un elefante di guerra. Ed alla sapienza che uno diventa potente e dalla cultura che il cuore del vecchio diventa giovane.

1) Quadro

Si narra che Rostam andava verso Masandaram, era armato e portava la mazza pesante, si dice che saltò in sella del valoroso Raghsh  رخش partì come un leone maestoso.

Stava andando verso Masandaram per liberare Kykkavus e altri capi dell’esercito persiano che erano imprigionati nelle gattabuie del Sefid , nel suo territorio del Masandaran.

Riassumo le fatiche precedenti

La prima fatica la lotta tra il leone e Raghsh, in questa lotta Raghsh uccide il leone

La seconda fatica ,contro la fame e la sete

La terza fatica, la lotta contro il drago

La quarta fatica la lotta contro il mago

La quinta fatica: lotta contro Pulad پولاد

Ma chi è Pulad? Significa che Rostam era giunto alla quinta fatica ed è approdato ad un territorio del dominio di Pulad e guardando questo territorio si meravigliava della bellezza e della vastità di questo territorio. Si rese conto che questo vasto territorio era diviso in tante zone ciascuna col proprio confine e pensò che ognuno di queste avesse un suo signore.

Allora Rostam guardò e scrutò con attenzione davanti a sé e portò la mano alla faretra legata alla spalla e tirò fuori una freccia la mise nell’arco e scoccò in direzione del fianco di un…cinghiale….. poi afferrò l’animale e lo portò presso una sorgente, tagliò la testa , tolse la pelle e con rami secchi accese un falò e con un grosso spiedo lo infilzò e lo girò sul fuoco lentamente finché non si cosse da tutte le parti.

Non appena fu ben abbrustolito cominciò a mangiarlo a morsi, fino a ridurre le ossa in polvere, dopo di ché lentamente si portò verso l’acqua bevve tanto e andò a fare la siesta e si accorse di avere tanto sonno, allora liberò dalle briglie il suo cavallo Rash per farlo pascolare, si mise lo scudo sotto la testa e si addormentò.

2) Quadro

Mentre dormiva arrivò una guardiano per verificare e controllare l’acqua e mentre controllava canticchiava finché non si accorse della presenza di un cavallo e disse fra sé questo cavallo distruggerà tutti i campi coltivati, chi è il suo padrone? Gettò uno sguardo intorno e vide un essere umano simile ad un drago con due teste che stava dormendo lì. Allora impugnando la mazza grande colpì fortemente Rostam ad una gamba. Allora Rostam, l’eroe, trattenne in sé il forte dolore e non manifestò nulla e noi sappiamo che gli eroi virtuosi non puniscono qualsiasi persona, ma questo guardiano sembrava assai prepotente e mal educato. Allora Rostam aprì lentamente gli occhi gettò uno sguardo al guardiano. E questi a sua volta rimuginò con se stesso: -Nonostante io abbia colpito lui fortemente, egli non ha sentito nulla.-

Allora Rostam si rivolse a lui dicendo :- Cosa stai dicendo?

© Nosrat Panahi Nejad, Morshed Torabi, 2007, Teheran

Il guardiano rispose:- perché hai liberato il tuo cavallo nei campi? Così facendo Hai distrutto un anno di fatica. Rostam rispose indicando le mie orecchie non sentono:- Cosa dici?

– Ho detto, perché hai liberato il cavallo? Rostam rispose: -Non sento, ti ho detto che non sento avvicinati-. Il guardiano si avvicinò così tanto da trovarsi faccia a facica con Rostam. Allora Rostam di scatto afferrò le sue orecchie e le tirò tanto forte da strapparle dalla testa e le mise nel palmo delle sue mani e gli disse :-Vattene, vattene! E di al tuo signore che sta arrivando il re degli strappaorecchie. Allora il guardiano con le mani e il corpo pieno di sangue corse e corse finché arrivò alla dimora di Pulad il quale era in festa. Quando si introdusse Pulad gli domandò:- Cosa è successo? Dove sono le tue orecchie? Che sembianze hai?-

– Allora il guardiano gli rispose:- Ho visto un uomo, simile ad un mostro nero che portava un elmo con a foggia di gattopardo . Poiché avevo cacciato via il suo cavallo dal campo lui che non mi aveva detto nulla per reazione, senza darmi nessuna spiegazione, mi strappò le orecchie e si rimise a dormire. –

– Allora Pulad chiamò a raccolta i suoi uomini, arrivarono duemila briganti con le spade, i pugnali, le mazze, le scimitarre, gli archi e le frecce lui in testa e tutti questi dietro di lui e andarono incontro a Rostam che ancora stava dormendo. Il cavallo di Rostam,  Raghsh si accorse per primo della loro presenza, alzò le zampe e raddrizzò le orecchie e nitrì con forza. L’occhio di Rostam vide che un gruppo numeroso stava arrivando. Visto che possedeva Raghsh  allora era certo di poter fare cose strabilianti e d’altronde era soltanto lui che poteva portare sulla groppa il corpo di Rostam. Allora Rostam salì in sella e tirò così forte le briglia del suo cavallo che questi fece un balzo come un volo per cui si ritrovarono al cospetto di Pulad. Allora Pulad gli domandò.- Perché hai strappato le orecchie al mio uomo? Tu chi sei?-

– Allora Rostam rispose : -Io sono il figlio di Zal ذال della linfa della stirpe di Garshaspian گرشاسپیان, sono qui per liberare Kykkavus e i comandanti persiani.

– Allora in quell’istante Pulad ordinò di attaccare. Appenea Rostam si accorse dell’attacco si difese squarciando la gola del primo e poi, ad uno ad uno, uccise tutti. Pulad volle fuggire , ma Rostam pensando che Pulad gli potesse essere utile, lanciò la corda al lazo lo afferrò tirandolo violentemente verso di sé e gli disse:-. Io sono Iranico. Io sono un uomo, ti potrei nominare signore di Masandaram però tu mi devi dire dove si trova la prigione di Div Sefid.

3) quadro

– Allora Pulad disse a Rostam :- Sappi che il comandante Argiang ارژنگ appena ti vedrà ti farà fuori in due bocconi-

– Rostam urlò:- Chi è questo Argiang?

– Pulad rispose:- Rappresentante di Dive sefid in Masandaram.

– Rostam disse -: Dove è?

– Pulad rispose :- Devi avere pietà della tua gioventù

– Rostam urlò: Ti ho detto dov’è? Dove si trova?

– Pulad disse:- Vedi quel giardino in lontananza?

– E Rostam vide un giardino in lontananza e Pulad disse : – Argiang è lì-

– Allora Rostam prese Pulad, lo serrò con la corda al tronco di un albero e disse al suo cavallo Rash di sorvegliarlo e dopo, a piedi, si diresse verso il giardino di Argiang finché arrivò alla porta del giardino dove vide un gruppo di persone radunate attorno ad una grande fontana stavano conversando, ma tra di loro non c’era Argiang. Perché si sa che una persona di fama sempre spicca nel gruppo. Mentre guardava sentì uno scampanellio simile ad una campana ,allora Rostam si volse verso il suono e vide e disse:- Dio immacolato, che cosa è questo essere che creatura hai inventato? –

– E tra sé e sé bisbigliò: -Da quando io sono diventato un eroe non ho mai visto un essere così imponente e offensivo e si accorse dei muscoli prominenti , delle cosce imponentissime, del petto esuberante del fianco che sembrava un muro e vide che aveva in mano un gigantesco tronco d’albero al cui apice aveva applicato tutti i chiodi storti che aveva trovato e tutti i ferri arrugginiti che si era procurato. E in un linguaggio da Dive disse :- A che cosa è dovuto tutto questo rumore? Un gruppo folto del suo esercito rispose:- è dovuto a lui- indicando Rostam . E lui vide che di fronte a sé c’è un uomo piccolo, allora gli rivolse la parola chiedendogli da dove venisse. Allora Rostam pensò:-Se questo mostro mi afferra, mi distrugge. Allora Rostam rispose:- Io sono il figlio di Zal, sono venuto per liberare Kykavuss. Argiang non appena udì questo nome lanciò il tronco in direzione di Rostam. Allora Rostam sguainò la spada e tagliò il tronco in due parti. Allora Argiang si scaraventò su Rostam e questi con la punta dell’elmo e con tanta forza andò contro l’addome di Argiang. Con una mano afferrò dalla pancia Argiang e con l’altra mano gli afferrò il collo e poggiò con tantissima forza le ginocchia per terra e tentò di sollevarlo sopra la propria testa urlando a squarciagola:- Oh Dio immacolato e lo portò su e poi lo scaraventò giù per terra. Argiang volle rialzarsi, ma Rostam velocemente gli mise un piede sul petto e con una mano gli afferrò la gola e l’altra mano la mise dietro la nuca del mostro e cominciò violentemente a girare la testa rompendo tutte le vene e alla fine con tutta la forza gli strappò la testa dal collo.

– Rostam sfinito osservò che il giardino era pieno di sangue e quindi uscì . Allora vide

Pulad che rivolgendo la parola a Rostam chiese:- L’hai ucciso?

– – Sì- Rostam rispose

– Pulad continuò:- Ora come te la vedi con lui? Sicuramente non potrai misurarti con lui, non hai la forza necessaria.

– -Chi?- Domandò Rostam

– Pulad disse:- Il Dive Sefid ,il mostro bianco, di Masandaram

– Rostam domandò:- Dove si trova?

– Pulad rispose:- Devi avere pietà della tua giovinezza

– Rostam gli rispose.- Se ti appelli alla menzogna sappi che la menzogna non ha nessuna efficacia su di me. Però giuro in nome di Dio se mi dici il vero ti farò Signore di Masandaram. Dimmi dunque dov’è il mostro bianco?

4) Quadro

– Pulad allora rispose:- Vedi quella grotta sulla montagna? Egli dimora lì.

– Poiché il clima di Masandaram era pregno di umidità Rostam gli chiese da dove venisse mai tutto quel vapore.

– Pulad allora rispose a Rostam:- Poiché il mostro bianco per dieci giorni dorme, per dieci giorni mangia,e per altri dieci giorni si occupa dei suoi affari tu sei fortunato, perché per ora dorme e quello che vedi salire è l’alito che esce dal suo petto-.

– Allora Rostam pensò tra sé e sé:- Un essere dalle cui fauci esce questo vapore, e che per dieci giorni mangia che forza avrà mai?-

– Allora indossò l’elmo e si portò verso la grotta in cui dimorava il mostro bianco.

– Giunto alla soglia osservò che l’interno era tutto buio, allora con una mano sguainò la spada e con l’altra tastando le pareti della grotta avanzò finché i suoi occhi si abituarono al buio ma non vide ancora nulla.

– Stropicciando gli occhi per schiarire la vista cercò ancora nella grotta buia.

– Ma nel frattempo il suo piede colpì qualche cosa, sospirò e vide che il mostro era sprofondato nel sonno e vide che la testa era in fondo alla grotta e i piedi all’ ingresso allora brandì la sua spada con l’intenzione di colpirlo al cuore. Ma si fermò e disse:- No ! Non posso!

– Dice il Naghal:

– Guardate quanto è nobile la virtù di quest’uomo perché egli disse a se stesso: Tu sei figlio di Zal, quest’ uomo sta dormendo se sei un vero uomo sveglialo dal sonno e affrontalo.

– Nell’antro della grotta Rostam vide che il mostro dormiva, di uccidere non aveva alcuna fretta.

– Se avesse voluto ucciderlo gli avrebbe subito infilzato la spada nel cuore, è questa la virtù dell’uomo giusto. Perché pensate che viva ancora il nome di Taghtti تختی? Perché vive ancora? Perché sapeva affrontare il suo avversario in modo virtuoso.

– Allora Rostam con la punta della spada stuzzicò il palmo del piede del mostro e il mostrò pensando che si trattasse di una mosca si girò su se stesso e continuò a dormire. Allora Rostam fece la stessa cosa con l’altro piede, ma non ottenne alcun risultato.

– Allora Rostam si chinò sul mostro e ruggì come una tigre e nello spazio della grotta la voce fece un’eco. E allora il mostro si destò e rivolgendosi a Rostam disse:- Chi sei tu? –

– Rostam rispose :- Sono figlio di Zal. Della linfa della stirpe di Garshaspe

– Il mostro non appena sentì nominare Garshaspe urlò.- Vattene via, vattene via, Vattene via.

– Perché durante la guerra tra Salm سلم e Turr تور, Garshaspe all’età di nove anni mi schiaffeggiò così forte che ancora da questo orecchio mi esce sangue -. E tirò fuori un rotolo scritto che mostrò a Rostam e disse:-Con questo patto noi ci siamo impegnati a non fare alcun atto bellicoso nei confronti della stirpe di Garshasp. Vattene dunque via di qui-.

– Rostam rispose:- Dammi ciò che ti chiedo e io me ne andrò.

– L mostro rispose :- Che cosa vuoi?

– Rostam disse:- Il tuo fegato, perché è con la forza del tuo fegato che hai incantato e reso cechi tutti- . E allora ripeté:- Dammi il tuo fegato!

– Allora il mostro di acchito afferrò un macigno e prese un enorme tronco d’albero sul quale posò quel macigno e si portò verso Rostam e alzò questo macigno e lo lanciò in direzione di Rostam, Ma Rostam si buttò dal lato opposto e quindi il macigno cadde per terra e si ruppe, Rostam pensò è il momento giusto, allora tirò fuori la spada e lo colpì fortemente sulla coscia di una gamba. E la gamba si staccò:

Con una gamba saltellava e metteva sottosopra tutta la grotta, da un angolo all’altro si formò una fanghiglia dovuta a tanto sangue che ricopriva la terra.

C’era tanto sangue che Rostam non poteva più respirare.

Ferdowsì disse:- Rostam nel profondo rimuginò:-Se oggi mi rimane la vita allora avrò una vita eterna.

Nel frattempo gli era uscito talmente tanto sangue che il Dive perdette i sensi.

Allora Rostam afferrò con un pugno lo stomaco del mostro e gli conficcò le dita nella carne e con l’altra mano lo buttò per terra e quindi tirò fuori il pugnale di Tahmures تهمورث e glielo affondò nella carne e lo squarciò.

Gettò quindi il pugnale e con la mano strappò il fegato.

L’Iran è la terra da cui nascono gli eroi, chi dice che tutto questo sia una fiaba sicuramente non sa quale sia il vero significato della parola fiaba, io personalmente sono andato lungo l’itinerario delle sette fatiche di Rostam, e sono andato a piedi sapete dove è il luogo delle sette fatiche di Rostam? Prendete questa ferrovia, proprio questa che vi indico, andate verso la cità di Gaarmsar, poi da lì dirigetevi verso la città di Mashad e questa ferrovia vi porta a sinistra dove c’è una stazione, questo è il luogo della prima fatica di Rostam. Tornando al racconto ora Rostam ha strappato il fegato, l’ha in mano, vuole tornarsene, ma io vi chiedo venia, sono malato e tutte le mia ossa dolgono, il racconto di questo ritorno e del sangue di questo fegato in questo istante tralascio.

Io sono capace di dire per dodici ore un cunto( naghali) senza stancarmi, lasciamo questo istante e rimandiamo ad un altro tempo, se Dio vuole, il resto del racconto in un altro programma.

Dio misericordioso vi protegga.

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Elenco delle didascalie che compaiono nel film

 

Il Naghàli è una forma antica di narrazione orale che si basa sull’opera epica Il Libro dei Re del grande poeta persiano Ferdowsì. In questo capolavoro dell’alto Medioevo, il poeta canta la cosmogonia della Persia antica attraverso vari eroi e, in particolare, affida, in una perenne ottica manichea, alla figura di Rostam la tenace difesa della persianità, e del bene contro il male, della luce contro le tenebre. Nel corso dei secoli da quest’opera è nata, a livello della cultura popolare, una forma di narrazione spettacolare che ha luogo prevalentemente nel ghave khanè, la casa del tè, e a volte, nelle piazze cittadine.Gli episodi narrati fanno parte di un ciclo legato alle gesta di Rostam.

In questo documentario il maestro Torabì narra la V fatica di Rostam che vede l’eroe impegnato nella lotta contro il Dive Sefid  che tiene in prigione Kykavuss e alcuni dignitari.

La narrazione è divisa in sei quadri:

1)Introduzione: in lode di Dio, dell’amore e dell’intelligenza umana

2)Viaggio di Rostam verso Mosandaram

3)Punizione di un guardiano

4)Lotta contro Pulad

5)Lotta contro Argiang

6)Uccisione del Dive Sefid

I Quadro:

Introduzione

  • Il fardello dell’affetto è più pesante di qualsiasi altra cosa. Colui che riesce a sopportarlo è il più forte di tutti. Non parlarmi più dell’eroismo di Rostam, perché l’amore è più forte.
  • Tu, che catturi i guerrieri con asprezza nei campi di battaglia, ignoro se sei Ghiv گیو o prole di Rostam. Squarci i corpi,strappi i fianchi e, nonostante ciò, chi guarda i tuoi ebbri occhi si sazia di questi mondi simili a quelli del cervo e al magico profumo del gelsomino.
  • Tu che conquisti il cosmo con un pugno di soldati, io non so se la tua spada arrivi dritta al cuore del pesce in fondo al mare. Soffro di malinconia e dal mio petto, istante dopo istante, esce un sospiro,ahi!..
  • In nome del giusto giudice del cosmo, che fece apparire l’Arte nel mondo, il dio in nome e in sostanza, colmo di provvidenza, che può tutto. Grazie alla saggezza si diventa potenti e grazie alla cultura il cuore senile diventa giovane.

[Intervista blocco I]

Sono Morshed Valliollah Torabì, nativo di Asb yab. Sono attivo sin dal 1952 e ho sempre lavorato ai massimi livelli. Da bambino mio padre mi portò a Teheran dove egli stesso fu il mio primo maestro. Cominciai la mia attività col teatro Taziè, successivamente, ne uscii.

 

II Quadro:

Viaggio di Rostam verso Mazandaran

 

  • Rostam, armato di mazza, saltò in sella del valoroso Raghsh e partì come un leone maestoso diretto a Mazandaran per liberare Kykavus e altri capi dell’esercito persiano imprigionati dal Dive Sefid.
  • Rostam giunse in un vasto territorio diviso in tanti appezzamenti. Scrutò con attenzione e cacciò un’ onagro, accese un falò e lo cucinò. E dopo averne mangiato la carne a morsi lasciò il suo cavallo libero di pascolare e si addormentò.

 

[Intervista blocco II]

– Un giorno fui attratto da un forte vocio proveniente da una casa del tè, guardai e vidi un signore con un bastone in mano che gesticolava e un folto gruppo di persone lo ascoltava. Cercai allora un maestro del cunto. Per un intero anno, ogni sera, per un’ora, questi mi trasmise tutte le storie del ciclo.

– Per diversi anni ho lavorato nelle case del tè, pian piano mi andai affermando e venivo chiamato da tutte le parti. Quando arrivai al Bazar Sadat molte celebrità dell’epoca venivano ad ascoltarmi.

– Il giorno dell’episodio dell’uccisione di Sohorab il posto veniva addobbato e venivano distribuiti fiori e dolciumi.

– Durante il racconto c’era sempre qualcuno in lacrime che si alzava e chiedeva di non uccidere Sohorab. Il sentimento di pietà invadeva tutti: a volte, con il pugnale mi ferivo al posto dell’eroe.

III quadro e IV quadro

Punizione di un guardiano e lotta contro Pulad

– Arrivò un guardiano e si accorse del cavallo poi, vide un essere simile a un drago a due teste addormentato e con la mazza lo colpì. Rostam, ingannandolo, gli afferrò le orecchie e gliele strappò e, sanguinante lo cacciò dal suo padrone Pulad.

– Allora Pulad chiamò a raccolta i suoi uomini, più di duemila briganti armati. Rostam, in sella del suo Raghsh con un balzo li affrontò, li uccise uno ad uno e catturò Pulad per sapere dove fosse la prigione di Kykavus.

[Intervista blocco III]

– Il Naghalì è un teatro fatto da una sola persona che usa in scena il bastone o la spada, conosce la lotta libera, lo sport antico, i modi musicali persiani, sa cantare.

– Il Naghalì è qualcosa che deve sgorgare dal proprio interno, e se il naghal durante la narrazione dimentica qualcosa deve essere capace di improvvisare restando sempre nel solco del libro di Ferdowsì.

– A Teheran c’erano case del tè molto grandi. La gente ci seguiva e si appassionava. Il cuntista riceveva molti doni ed era rispettato da tutti. Oltre al naghalì, io facevo anche il maddahì ( panegirico) ma non di genere religioso, di genere epico.

V quadro

Lotta contro Argiang

  • Pulad, indicando un giardino in cui si trova Argiang, il governatore del Dive Sefid, avverte Rostam di aver pietà della propria giovinezza. Rostam lega Pulad ad un albero e va ad affrontare Argiang.
  • Argiang, un mostro imponentissimo, si scaraventa su Rostam, ma questi con la punta dell’elmo gli squarcia l’addome. Argiang tenta di difendersi, ma Rostam gli afferra la gola e girando violentemente la testa gliela stacca dal collo.
  • Rostam sfinito ritorna da Pulad che ora lo mette in guardia sulla forza del Dive Sefid e lo ammonisce, per la seconda volta, di aver pietà della propria giovinezza.

[Intervista blocco IV]

– L’episodio che preferisco riguarda Sohrab yal e Farahmaz yal. Ferdowsì riserva l’appellativo di yal, prode, agli eroi che non vanno mai nei combattimenti con le spalle a terra, sono soltanto quattro.

– Il naghal non deve imitare gli altri, deve sempre pensare e valutare la situazione: – Come devo narrare il risentimento di Rostam verso Kykavus? In che forma?

– Ricordo tanti grandi maestri del passato. Ricordo morshed Abbas Zariri; morshed Habibollah Izad Ghastì; ricordo morshed Borzù, morshed Assadollah; morshed Mehadi Pur; morshed Naderi; morshed Gohlam Alì Haghghat … Non li hanno saputi valorizzare!

VI quadro

Lotta contro Dive Sefid

  • Rostam:- Cosa è questo vapore che esce dalla montagna? Pulad risponde:- Poich[ il Dive Sefid per dieci giorni dorme, per altri dieci giorni mangia e per dieci giorni si occupa dei suoi affari, tu sei fortunato perché ora dorme e quello che vedi salire è l’alito che esce dal suo petto.
  • Rostam raggiunse la grotta, tutto dentro era buio, sguainò la spada e avanzò finché non inciampò nel mostro, allora brandì la spada per colpirlo al cuore. Ma si fermò e disse:- No! Non posso ! Io figlio di Zal non posso uccidere chi è addormentato. E con la spada lo stuzzicò fino a svegliarlo.
  • Dive d’acchito afferrò un macigno e lo lanciò contro Rostam che si buttò di lato e con la spada lo ferì ad una gamba. Tanto era il sangue che fuoriusciva dalla ferita che il Dive perdette i sensi. Rostam tirò fuori il pugnale di Tahmures [re leggendario] e glielo affondò nella carne e con la mano gli strappò via il fegato stregato
  • Rostam con il fegato in mano vuole fare ritorno. Il racconto di questo ritorno e del sangue di questo fegato stregato in questo istante tralascio e rimando ad altro tempo il resto della storia. Dio misericordioso vi protegga!

A cura di Luisa Mazzei

 

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© Nosrat Panahi Nejad, Morshed Torabi, 2007, Teheran

Intervista a Morshed Valiollah Torabì

di

Nosrat Panahi Nejad

  

   Notizia introduttiva

Questa videointervista è stata realizzata a Teheran nel febbraio 2007. Il luogo scelto dal maestro era il Kafè dell’Accademia delle belle Arti, dove è stato realizzato interamente il mio docufilm (v. in fondo all’intervista) dedicato alla figura e alla attività del maestro, uno fra i più grandi naghal tradizionali dell’Iran.

Morshed Valiollah Torabi Sefid Abadi nasce nel 1945 in una famiglia di teatranti attivi nell’ambito della ta’ziè (la sacra rappresentazione persiana). Poi via via si perfeziona nella narrazione epica fino a diventare uno dei più illustri maestri della naghalì, l’arte del“cunto” persiano. Muore all’età di 77 anni i nel 3 agosto 2013 in seguito a una grave malattia. Nosrat Panahi Nejad: Maestro Torabi, mi può dire come è diventato naghal1 (نقال ?(E, soprattutto, qual è il suo primo ricordo legato all’arte della naghalì (نقالی ?(Quale è stato il suo primissimo approccio con l’arte della narrazione epica? MaestroTorabi: Mi chiamo Morshèd2 Valiollah Torabi, certamente non posso autonominarmi maestro. Dal 1952 sono attivo come naghal (“cuntista”, “cantastorie”) e sempre in tutti questi anni ho lavorato ai massimi livelli e lavoro tuttora. Sono nativo di un piccolo paese di nome Asb yab (یاب اسب (appartenente alla provincia di Amir Kabir, che attualmente si chiama Farahan. Mi risulta che l’eroe Sohrab trovò proprio in questo paese, dove sono nato io, il suo cavallo di nome Samand. Perché un qualsiasi comune cavallo non sarebbe andato mai bene ad un pahlavan (eroe/campione) come Sohrab. Da questo villaggio ancora bambino, mio padre mi portò a Teheran dove fu egli stesso il mio primo maestro e mi insegnò i rudimenti dell’arte dello spettacolo. Le prime esperienze lavorative le ho avuto nell’ambito del teatro di ta’ziè3 , dove recitai per la rima volta il ruolo del fanciullo Mohsen (uno dei personaggi del teatro di ta’ziè). Dopo, pian piano imparando sempre di più, recitai altre parti importanti come quella del santo Ghasem e poi, ancora, la parte di Ali Akbar e infine la parte di Yussef. Da lì adagio adagio sono arrivato a un punto tale da poter dedicarmi alla rappresentazione del martirio, cioè ero diventato capace di cantare e raccontare i vari episodi sacri riguardanti il martirio del santo Hossein4 e infine recitai pure la parte del santo Abbas, e dopo tutte queste esperienze ho 1 La naghalì (نقالی (è una forma antica di narrazione orale che si basa sull’opera epica Il Libro dei Re (شاهنامه (del grande poeta persiano Ferdowsì (m. 1030 ca.). In questo capolavoro medievale, il poeta canta la cosmogonia della Persia antica attraverso vari eroi e, in particolare, affida, in una perenne ottica manichea, alla figura dell’eroe Rostam la tenace difesa della persianità, del bene contro il male, della luce contro le tenebre. Da quest’opera è nata, a livello della cultura popolare, una forma di narrazione spettacolare che ha luogo prevalentemente nelle ghahve khanè (lett.: casa del caffè), e a volte, nelle piazze cittadine. 2 Morshèd termine con cui nel teatro della ta’ziè, nella naghalì (cunto persiano) e nel varzesh-e bastanì (sport antico) si indica il regista, la guida, l’esperto in scena. 3 Il teatro di ta’ziè (تعزیه تئاتر (è l’equivalente della sacra rappresentazione nella cultura persiana, nato per commemorare il martirio dell’ imam Hossein e l’eccidio di Kerbala (VII sec. d.c.). 4 Nipote del Profeta, morto in battaglia a Kerbela nel 680 e venerato dagli sciiti come il martire per eccellenza. Le ta’ziè mettono in scena tipicamente episodi della sua vita e del suo martirio ad opera di Yazid, secondo califfo della dinastia sunnita degli Omayyadi. terminato la mia attività nell’ambito dal teatro di ta’ziè. Quindi mi sono rivolto all’arte della naghalì iniziando a lavorarci in un modo abbastanza casuale. Il motivo per cui sono diventato naghal è dovuto, come dicevo, a un episodio casuale che mi capitò un giorno mentre stavo tornando a casa. Attraversando una strada sentii una voce forte che proveniva da una casa del tè, allora mi precipitai in quella direzione e dapprima mi fermai sotto le finestre e in prossimità all’ingresso dove, attraverso i vetri, potevo guardare dentro il kafè. Vidi un signore con un bastone in mano che narrando si muoveva da un lato all’altro e un folto gruppo di ascoltatori seduti in silenzio che lo seguivano. Essendo giovane mi vergognavo di entrare nel kafè che notoriamente era un luogo riservato agli adulti. Comunque mi intrufolai dentro, salutai a stento tutti e mi sedetti in un angolo chiedendo timidamente una tazza di tè. Ascoltai con molta attenzione la narrazione del morshèd. Terminata la naghalì uscii rapidamente dal kafé e andai subito da mio padre e chiedendogli di poter prendere delle lezione di naghalì da un maestro. Mio padre mi trovò subito un maestro di nome Ruhollah Shaghi, che faceva il medico dentista di mestiere. Lo conosceva da tempo. Cominciai a frequentarlo e lui per un anno intero mi diede delle lezioni: ogni volta, seduto di fronte a me che avevo quasi vent’anni, mi raccontava trasmettendomi tutte le storie tratte da Il Libro dei Re. Non ero ancora sposato e da lui andavo, come già ho detto, ogni sera e lui in quell’ora, a tu per tu con me, mi insegnava oralmente tutto il ciclo della epica di Ferdowsì. Imparai a memoria tutto. Poco dopo aver terminato l’apprendimento orale, arrivò il momento della mia prima recita. Accadde in un piccolo kafè, al sud di Teheran, dove per poca gente eseguivo il mio primo spettacolo di naghalì che quasi durò un’ora. Poi arrivò la seconda sera e poi la terza… Pian piano ho preso quota e quindi sono diventato sempre più esperto, sicuro di me. Venivo invitato a destra e a sinistra, finché arrivò una sorta di lavoro fisso che durò per dodici anni. Dovevo fare tutte le sere esibizioni di naghalì in un kafè un po’ più grande rispetto al precedente. Poi, dopo questo lunga esperienza, essendo diventato ancora più conosciuto, sono stato invitato a esercitare la naghalì nella famosa ed importante casa del tè di proprietà do Hossein Haji Esmail dove rimasi per ben cinque anni. Egli era molto famoso a Teheran e direi anche in tutto l’Iran. E quando recitavo il “cunto” nel bazar Sadat (سادات بازار ,(molte persone allora importanti e famose venivano ad ascoltarmi, tra cui Hossein Agha Mehdi (مهدی آقا حسین ,(Tayb Haj Rezai (رضایی حاج طیب (e Takhti (تختی .(Venivano e si sedevano là e ascoltavano. Mi ricordo che all’interno di questo kafè c’era un giardino che adesso è diventato un negozio di tappeti. Tutti gli angoli di questo giardino venivano occupati dalle persone e per tutte le sere seguivano i vari episodi finché non si arrivava all’episodio della morte di Sohrab. Il giorno dell’episodio riguardante la morte di Sohrab addobbavano con le luci colorate tutto il kafè e il giardino e distribuivano fiori e dolciumi. E quando durante il “cunto” si arrivava all’uccisione di Sohrab sempre più di uno tra il pubblico con gli occhi pieni di lacrime si alzava e diceva: – Caro maestro, non uccidere Sohrab! Un sentimento di pietà invadeva tutti gli spettatori, io stesso forse due o tre volte durante la scena dell’uccisione di Sohrab anziché uccidere lui con il pugnale, come richiede il copione della narrazione, ho ferito me stesso, perché io sono un vero patito del personaggio di Sohrab e lo racconto bene e con molta passione. Una volta mi è successo qui vicino al teatro Vahdat (تئاتروحدت( durante il “cunto”, pur di non uccidere il mio Sohrab, mi sono ferito sul serio! Nosrat. Come definirebbe la naghalì e chi è il naghal? Maestro Torabi. La naghalì è un teatro fatto unicamente con una persona, perciò il naghal deve saper giocare col bastone, con la spada, deve conoscere la lotta libera, lo sport antico (باستانی ورزش( 5 e le antiche regole della lotta libera. E persino deve padroneggiare la musica, cioè conoscere i modi musicali persiani e la maniera corretta di cantare, deve sapere quando e dove cantare, nei modi musicali giusti, per esempio in dashtì ( دشتی ( o shur (شور (ecc. ecc. La naghalì è una cosa che deve sgorgare dall’interno della persona. Se per esempio nel bel mezzo del racconto ti dimentichi qualcosa, devi subito inventare di sana pianta qualcos’ altro e collegarlo correttamente a tutto il resto che hai già raccontato. Tutte queste cose, ovviamente, sono connesse tra di loro. Devi conoscere tutto e bene Il Libro dei Re del grande Ferdowsì e anche conoscere dettagliatamente la vita degli eroi e degli Ayyar (عیار( 6 . Devo dire che a Teheran e anche in altre città c’erano molte case del tè dove si lavorava molto e si faceva la naghalì. La naghalì era amata così tanto dalla gente che molti spettatori ogni sera arrivavano molto prima dell’inizio per poter trovare un posto. Mi ricordo che nella serata dell’uccisione di Sohrab gli abitanti del quartiere dove mi capitava di recitare e anche coloro che venivano ad ascoltare donavano tante cose al “cuntista” (naghal), come ad esempio giacche e pantaloni, denaro, anelli d’oro, orologi da polso, e persino dei tappeti ecc. ecc. 5 Il varzesh-e bastanì (باستانی ورزش ,( alla lettera “sport antico”, si riferisce alla pratica sportiva tradizionale attuata in una zur khané (lett.: casa della forza). Gli atleti usavano dei pantaloni corti di cuoio e si esibivano applicando regole e tecniche di lotta libera e adoperando strumenti creati appositamente per questo genere di sport come il mil e il kobadeh i quali, rispettivamente, ricordavano la mazza e l’arco. Lo spettacolo era accompagnato da musiche in cui si utilizzavano il tamburo e la voce. Era praticato solo da uomini e in modo collettivo. 6 Ayyar (عیار (ossia, in origine “furfanti”, ma poi passato a indicare i membri di confraternite di “uomini virtuosi” dediti alla pratica della javan-mardì (lealtà cavalleresca). Il naghal naturalmente godeva di un particolare rispetto che vigeva e vige tutt’ora. Tutto questo naturalmente dipendeva dalla preparazione e dalla consapevolezza che il “cuntista” aveva di sé e del suo particolare lavoro. È successo tante volte che durante la naghalì con molta facilità sono riuscito a far riappacificare famiglie o persone tra le quali correva un odio feroce. Perché la naghalì poteva avere anche queste funzioni collaterali e riusciva a penetrare nella vita della gente. Ecco questo è tutto. Io sin qui sono arrivato! D’ora in poi non so cosa possa succedere! Però le devo precisare che oltre il “cunto” io facevo anche maddahì (مداحی ,(cioè una sorta di naghalì di carattere panegirico, ma non di genere religioso in cui si narrava il martirio del santo Hossein, ma piuttosto di genere epico in cui si narrava per esempio la battaglia che affrontò il santo Abbas, o la guerra di Ali Akbar, ecc. ecc. Nosrat. Tra tutti gli episodio della naghalì perché ama soprattutto quello relativo all’uccisione di Sohrab? Maestro Torabi. Come dicevo poc’anzi, perché è l’episodio più interessante quindi è quello preferito da me. In realtà i miei due eroi preferiti del ciclo, che sono molto amati da tutti, sono Faramarz e Sohrab. Il grande Ferdowsì, quando uno dei suoi eroi non era mai stato messo con le spalle a terra, lo incoronava con l’appellativo di yal (یل ,(prode. Egli diede l’appellativo di yal soltanto a quattro dei suoi eroi: Sohrab-e yal, Farahmarz-e yal, Bahram-e yal, Garshasp-e yal. Faccio notare che di Garshasp ora c’è una statua nella piazza Horr a Teheran. Questi eroi durante tutti i combattimenti narrati dal poeta non sono mai andati a terra. Persino l’eroe Rostam è stato messo a terra da Sohrab stesso! Ma questi quattro no! È di tali argomenti che il naghal deve interessarsi e trovare poi la forma giusta ed attraente di narrazione. Se un naghal volesse imitare un altro collega e copiare tutto, allora non sarebbe di nessuna utilità o virtù propria. Nosrat. Lei adesso insegna? Cosa fa per trasmettere la sua preziosa esperienza ai giovani che non vivono più quello specifico contesto storico in cui la vita stessa sollecitava il recupero delle tradizioni?. Maestro Torabi. Attualmente ho settantadue alunni che mi seguono. Uno di loro sempre vuole imitarmi, ma non ci riesce perché ha molta paura, ha paura di mettersi in mezzo alla scena e raccontare. Il naghal deve considerare se stesso come la fonte di tutto. Egli, come tutti gli altri, deve pensare sempre in prima persona e saper sempre valutare la situazione scenica e il pubblico, pensando per esempio: ora come devo narrare il risentimento di Rostam nei confronti di Key Kavus? Soprattutto in quale forma. Ci vuole molto lavoro e tanta bravura. Mi ricordo diversi episodi che riguardano i maestri precedenti, ad esempio Morshed Abbas Zariri (زریری عباس مرشد .(Oh, Dio mio! Egli quante cose meravigliose faceva durante la sua naghalì. Lo vedevi d’un tratto saltare portandosi, dal retro del leggio-scena, con una capriola al centro della sala del kafè. E continuare a narrare senza alcuna sosta. Come erano bravi quei maestri, come Morshed Abbas (عباس مرشد (o Morshed Habibollah Izad .( مرشد حبیب ا ایزد خواستی) Khasti Poi ancora mi ricordo di un Morshed di nome Borzu (مرشد برزو ,(era di alta statura e a causa di un urlo fortissimo che emise in scena mentre stava recitando: – Alessandro si inchinò. Afferrò dai fianchi Davide e disse: O Dio immacolato… rimase bloccato nei movimenti e non riuscì più a muoversi, lo portarono a casa e nottetempo morì. Sì! C’erano altri “cuntisti” come per esempio Morshed Assadollah ( ا اسد مرشد ,(Morshed Naderi ( نادری مرشد ,(Morshed Golam Ali Haqiqat ( حقیقت علی غلم مرشد .( Non li hanno saputi valorizzare! Nosrat. Grazie maestro. Ora vogliamo procedere con un saggio di naghalì? Maestro Torabi. Sì! Nosrat. Cosa mi vuole narrare? Maestro Torabì. Per lei ho pensato di raccontare l’uccisione del Div-e sefid (il demone bianco) (سفید دیو .( Quello che vede raffigurato qui nella tela che ho già appeso al muro per lei. Nosrat. Grazie. Lo seguo ancora con la telecamera. Copyright © Nosrat Panahi

Morshed Valiollah Torabi Sefid  Abadi  %2

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