Ritratto del pittore allo specchio di casa

20/10/2004

esto di Sergio Troisi che accompagna il video su Tosini. sergio troisi Quando parla, quando racconta di sé e della sua pittura, Renato Tosini imbastisce una trama di parole apparentemente tenue, lieve, divagante, dove le reticenze e i dubbi prevalgono sulle affermazioni e le certezze; ma quel tono discreto tesse in realtà un percorso di ritorni solo appena dissimulati che irretisce l’ ascoltatore in un gioco sonnambulico dove si confondono presente e passato, la malinconia del ricordo e la crudeltà dell’ immaginazione. L’ immagine più evidente – la più banale forse – è quella di un sistema di specchi, simile a quella di una sua opera dove il classico personaggio di Tosini – il signore in età, calvo e panciuto – regge uno specchio aldilà del quale osserva – compiaciuto o allarmato non sappiamo – il proprio doppio in veste di ammiraglio, una mascherata innocua, irta di irrimediabile distanza e solitudine. E non a caso lo specchio ritorna come un leit motiv nel video di Nosrat Panahi Nejad: una grande specchiera antica che riflette le pareti dell’ appartamento – le porte, alcuni oggetti, un divano – e che, più che un trasparente omaggio iconografico alla sua pittura svolge piuttosto la funzione di una mise-en-abîme di cui, del resto, l’ opera di Tosini è assai prodiga. Nella distanza che lo specchio suggerisce, e a cui si sovrappongono la parola e la narrazione moltiplicando la seduzione e l’ inganno dei riflessi, il linguaggio filmico definisce il suo approccio: frantumando ogni equivoco effusivo, raddoppiando gli angoli di visuale, scomponendo il racconto in un andirivieni che continuamente si interrompe e ricomincia. Non soltanto con lo specchio: le riproduzioni dei dipinti vengono inquadrate con una rotazione di novanta gradi, un monitor in primo piano stringe sul volto sfocato e in bianco e nero dell’ artista alternandosi con la sua immagine a colori e a pieno schermo, la macchina da presa percorre l’ appartamento (la grande casa-culla-arca di Tosini) con passo da rabdomante, come in un labirinto. Il modello di labirinto più antico però, quello che si trova inciso su alcune monete di Crosso con il suo andamento circolare poi ripetuto infinite volte, dove chi lo percorre crede di ritornare sui propri passi anche se in verità li costeggia soltanto. Così, circolarmente, nella pittura di Tosini ritornano personaggi, luoghi, situazioni, architetture, in un labirintico sistema di variazioni; e così, nel video di Nosrat Panahi Nejad l’ artista si muove all’ interno dell’ appartamento, tra il grande salone, i corridoi e il piccolo studio dove lentamente si definiscono le sue visioni notturne. Uno spazio fluttuante: che l’ insistenza su alcuni dettagli apparentemente marginali e sulla loro evidenza visiva – un orologio antico, un vestito, il battente di una porta – non basta a ricondurre a una rassicurante dimestichezza. In questo, il video non è soltanto un’ intervista, un ritratto o un omaggio a una figura della cultura siciliana meno eccentrica di quanto possa sembrare, ma anche un esercizio critico amorevolmente ossessivo e claustrofobico.

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