Pizzuto, fine dell’ oblio la città celebra lo scrittore

03/04/2004

è da un decennio almeno che Antonio Pizzuto, l’ ex-questore palermitano considerato più a torto che a ragione un padre laterale della neoavanguardia, è di nuovo al centro del dibattito letterario. Dopo essere stato per trent’ anni quasi dimenticato, nonostante la pubblicazione presso Lerici di Signorina Rosina e Si riparano bambole, tra il ’59 e il ’60, e la successiva consacrazione a opera di Gianfranco Contini. Per tanti anni, infatti, Pizzuto è stato più citato che letto. Destino, questo, che lo ha accomunato al messinese Stefano D’ Arrigo. Le cose però sono lentamente cambiate con la ristampa delle opere di Pizzuto, per i tipi della casa editrice Sellerio e della Polistampa di Firenze, e con le iniziative promosse dalla Fondazione a lui intitolata. E l’ attenzione nei confronti dello scrittore palermitano e della sua opera, agli inizi del nuovo millennio, non è andata certo scemando: lo testimoniano i due volumi del carteggio con Salvatore Spinelli, pubblicati dalla Nuova Ipsa. E a coronamento di quella che a tutti gli effetti si può ritenere una vera e propria riscoperta, ecco che la città natale dell’ autore di Sinfonia e Ravenna si appresta a celebrare una sorta di ritorno postumo dello scrittore, con la proiezione, per la prima volta in Sicilia, del video Antonio Pizzuto (1893-1976) realizzato dall’ iraniano Nosrat Panahi Nejad, che avrà luogo stasera alle 18,30 alla libreria Broadway (via Rosolino Pilo, 18). Animatore, assieme a Maria Pizzuto, dei Quaderni Pizzutiani e delle attività della fondazione, esperto di cultura materiale e di arte visiva, Nosrat Panahi Nejad ha girato il video nel 1996, in occasione di un breve soggiorno a Palermo di Maria Pizzuto. «Mi frullavano in testa – racconta Nosrat – le parole di Carmelo Bene, sulla cui produzione cinematografica avevo fatto la mia tesi di laurea a Bologna. In uno dei nostri pochissimi incontri, Bene mi invitò a leggere Pizzuto. Mi disse che si trattava di uno scrittore importante e che le larve di Signorina Rosina erano davvero quanto di più grande avesse espresso Palermo. Va ricordato che, in anni in cui quasi nessuno parlava di Pizzuto, Bene decise di leggere alcuni brani di quel romanzo a Villa Trabia. Sulla scia dunque di queste sollecitazioni, decisi di girare un video sui luoghi dello scrittore». A guidare Nosrat nell’ universo narrativo di Pizzuto, e soprattutto nei meandri della sua Palermo, è stata la figlia dello scrittore, Maria, la quale così ricorda quei momenti: «Davanti alla macchina da presa sono ritornata agli anni in cui c’ era mio padre, quando gli stavo accanto facendogli quasi da segretaria. Mi sono trovata a piangere, leggendo le sue pagine dedicate a Palermo, e Nosrat era lì a girare quasi con crudeltà, riuscendo a trarre da me i sentimenti più riposti. è stata una bella cosa, e il video oggi andrebbe diffuso nelle scuole. E ora mi riempie di gioia pensare che finalmente queste immagini saranno proiettate nella città di mio padre. Dopo avergli in un certo senso negato il ritorno, oggi Palermo si passa una mano sulla coscienza». Grazie al video è possibile ricostruire parte del percorso esistenziale di Pizzuto, la mappa topografica della sua giovinezza: la voce della figlia è accompagnata dalle immagini della ormai fatiscente dimora dello scrittore, palazzo Napoli, nella zona dei Quattro Canti. Prendono così magicamente corpo gli ambienti descritti nel romanzo Signorina Rosina: le stanze però sono vuote, c’ è la polvere a ricoprire le pareti e il pavimento. Si avverte un senso di abbandono che contrasta con la grandezza del passato, e che diventa quasi il correlativo oggettivo della dimenticanza che per anni ha sospinto lo scrittore in un cono d’ ombra. Da Palermo, ci si sposta poi nella casa romana, in via Fregene, 6, sede della Fondazione, dove si trovano i suoi manoscritti. A questo proposito, Nosrat fa sapere che c’ è l’ intenzione di trasferire la Fondazione a Palermo, la sede più naturale, dove però non esistono più i luoghi pizzutiani. Per fortuna rimangono i libri dello scrittore: da pochi giorni sono stati ripubblicati dalla Polistampa di Firenze, a cura di Antonio Pane, Sul ponte di Avignone, composto fra il 1931 e il 1936 e edito per la prima volta nel 1938, sotto pseudonimo, e Signorina Rosina, uscito nel 1956 dall’ editore Macchia. Quest’ ultima opera segnò l’ esordio fulminante di Pizzuto, il quale era riuscito, narrando le vicende della segretaria Compiuta e del suo amico, l’ assistente edile Bibi, a sottrarre peso alla propria scrittura, a renderla diafana, lasciando però trasparire una compiuta visione del mondo. «L’ operazione di ristampare l’ opera omnia – racconta il curatore – è cominciata agli inizi degli anni Novanta. Peccato che oggi i critici letterari che contano fanno ancora fatica a pronunciarsi. E dire che Sul ponte di Avignone, quando uscì, fu recensito sul “Popolo di Roma” niente meno che da Adriano Tilgher, il filosofo esegeta di Pirandello».

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