Quaderni Pizzutiani – 11

Dionea
di Pina Tucci

di Maria Pizzuto

In verità ancora la vita ci si propone sotto l’inquietante incertezza delle supposizioni non sostenute da nessuna cosa veramente certa.

Però l’intuizione intellettuale induce ad una sorta di inequivocabile certezza: quella di non poter prescindere da un punto unico di partenza al quale diamo il nome di verità, appunto. La verità è l’essenza. Tale essenza o, essere fa in modo che noi ci si riconosca in essa, inequivocabilmente: anche se non ci è concessa comprensione e conoscenza globale della verità. Dobbiamo ammettere l’apprezzabile contingenza che, essendo parte noi della summenzionata verità la nostra vicenda risulta essere una sorta di limitata copia riduttiva nel suo rapporto di fondo con quella. Orbene, a patto di questa trascendentale identificazione veritiera essenziale – appannaggio unicamente dell’intuizione o sesto senso – (non in tutti presente nello stesso tempo) – i cinque sensi nella vita animale, che nell’essere umano si mostrano vivacissimi e intelligenti, le domande si pongono e il non sapersi rispondere ingenera non poca confusione. A confortarci un pochino le Scritture Sacre ci illuminano accendendo per noi la Luce. Uno degli aspetti della verità è la luce e il mondo in cui noi viviamo ed esprimiamo il nostro modo di essere è verità sotto Forma di Luce.

Dunque, la luce assume per noi valore di causa e il mondo Creato è effettivamente il frutto della Verità nella sua forma luminosa (o Numinosa che dire si voglia).

 

Non a tutti sta bene sufficientemente questa soluzione. Molti, trovandola semplicistica e non sufficientemente dimostrativa, l’aborrono addirittura.

Ad altri, noi ad esempio, per contro piace per un’insitovi respiro di poesia, di fiaba, di soave leggerezza.

Questo vogliamo dire contro i molti dissensi di natura religiosa ancora presenti nel mondo. Per noi, l’accoglienza mitica della lux (come status di vitale esprimersi nella forma), suggerisce l’idea di un raffronto con altra Sacra parola: Pax. Lux e Pax a braccetto in una poetica voglia di procedere fianco a fianco per amore della vita.

Quell’amore scaturito dal cuore di tutti i terrestri illuminati per uno Stato di Pax implorato con forza e testardaggine e neanche sconfitto per nulla dall’avvenuta follia di una guerraccia ( turpe e trucida perché incurante del valore della vita che è Lux, del valore della Pax che è condizione necessaria al prosperare della Lux vivente consegnatasi al pianeta Terra).

Volevamo dire queste cose con la trepidazione di tutti quelli che anelano di pregare il Dio della Lux e della Pax, signore uno e unico nella verità umana. Pregare insieme, nel rispetto di ogni singola confessione (che è la più giusta e necessaria ai popoli che l’hanno adottata). Poter pregare, liberi di farlo a piacimento secondo il modo loro insegnato dai Padri.

E’una Pace dura a realizzarsi, E’ una Pax a rischio, per la quale innalzare implorazioni senza stancarsi. E, mentre le bandiere seguitano a sventolare per una giusta Pace, affinché questa si adempia attraverso la volontà dei popoli. E’ cosa giusta e sacra che sia la poesia a farsi viatico della più alta aspirazione umana. Ecco perché, nascondo sotto questi auspici, il libro di Pina Tucci, Dionea – che la Fondazione Antonio Pizzuto è felice di annoverare negli ancora vitalmente presenti Quaderni Pizzutiani – ci sembra ben augurante fatica che ha saputo far sbocciare alla luce, Dionea, creatura delle acque sacre di Eridù; antika sacer fiorita nella, Mesopotamia, culla del genere umano.