Radiofonia n.1 con la voce di Umberto Saba

di

Nosrat Panahi Nejad

Durata: 14 minuti, Palermo 1996

Umberto Saba (9 Marzo 1883-25 Agosto1957) Per mettere in luce le caratteristiche principali possiamo ricorrere a un testo teorico scritto dallo stesso triestino nel 1912 e intitolato “quello che resta da fare ai poeti“. In queste pagine Saba dichiarava in modo lapidario che tipo di poesia dovesse essere scritta, cioè una poesia capace di esprimere con sincerità e senza esagerazioni la condizione esistenziale dell’uomo al fine di rappresentare la realtà quotidiana e non la realtà straordinaria. Questa posizione porta con sé alcune importanti conseguenze, sia per il contenuto che la forma della poesia.  Il poeta deve tendere al rispetto della propria anima, la poesia di Saba si presenta come un continuo scandaglio interiore, come una costante indagine della coscienza. Da questo punto di vista appare importante ricordare il rapporto tra Saba e la psicoanalisi, così da rendere la poesia uno strumento di autochiarificazione, ossia capace di comprendere i traumi interiori, i dissidi che lacerano la personalità umana, e le origini delle proprie nevrosi. Saba presenta la realtà di tutti gli uomini e di tutti i giorni. Nelle sue poesie presenta Trieste con i suoi caffè e le sue strade, e descrive personaggi umili e animali domestici. La semplicità e i legami con la realtà non devono far pensare a una poesia oggettiva, in quanto Saba ne riversa le sue inquietudini interiori. Dal punto di vista formale Saba si presenta come un poeta conservatore, in quanto la poesia onesta richiede un linguaggio onesto capace di descrivere la realtà che viene presentata. Il linguaggio di Saba è familiare, preferisce strutture tradizionali rispetto al verso libero fiorito con il futurismo……. Wikipedia