Tosini, siciliano suo malgrado

23/10/2004

Se c’ è un pittore che del suo essere nato in Sicilia non ne fa una bandiera, questo è Renato Tosini. Perché il suo esprit rifiuta le apparenze superficiali e conosce altri sentieri attraverso cui condurre l’ osservatore, dove luoghi e volti si inseguono in un labirinto infinito. A questo artista schivo e visionario è dedicato il documentario d’ artista “Renato Tosini, la negazione della sicilitudine”, realizzato dal fotografo e regista Nosrat Panahi Nejad, che sarà presentato domani alle 19 allo Spasimo, nel Salone delle arcate. Alla presentazione, organizzata dall’ assessorato comunale alla Cultura e dalla galleria Corimbo, oltre al pittore e al filmaker intervengono Sergio Troisi, Salvatore Tedesco e Salvo Ferlito. Venerdì, invece, alle 18 alla galleria Corimbo di via principe di Belmonte si inaugura la mostra “Retrospettivo” che raccoglie inediti di Renato Tosini. Il video di Nosrat Panahi Nejad è uno dei tasselli che compongono un progetto globale dedicato a figure di artisti palermitani di grande qualità artistica: il fotografo iraniano, che vive da oltre dieci anni a Palermo, infatti, ha già realizzato alcuni documentari dedicati a scrittori, fotografi e registi come Antonio Pizzuto, Abbas Kiarostami, Gesualdo Bufalino, Nicolò Scafidi, Eugenio Bronzetti, e alle famiglie di fotografi Incorpora e Seffer. Galleria di personaggi d’ eccezione cui si aggiunge questo ritratto in cui Nejad propone uno spaccato di vita d’ artista lontanissima dalla bohème e dalla sregolatezza leggendaria degli artisti. Il cosmo di Tosini, pittore di quadri dove si muove un personaggio in bombetta che sembra celebrare un surrealismo in chiave minimal, è percorso da una vena di humour nero inglese, dove il gesto s’ avvita su se stesso e il tempo appare bloccato da un invisibile maleficio. Eppure si muovono i personaggi rigorosamente con cappello, ma per compiere azioni sterili, o forse per celebrare quella corda pazza di pirandelliana memoria che appare una delle chiavi di lettura delle opere di Tosini, che rifugge la “sicilitudine” di Sciascia per celebrare a suo modo l’ essere nato in una terra dove si celebra il trionfo dell’ immobilismo. Niente colori assolati, dunque, niente forme barocche e ridondanti: piuttosto un’ asciuttezza che mira al contenuto più profondo, e che il video restituisce bene nel faccia a faccia con il pittore. Dialoghi essenziali, montaggio che cede ai silenzi dove e quando sono stati «pronunciati»: Tosini si specchia e parla di sé centellinando le parole, altri momenti sono mostrati in una sequenza serratissima, l’ uno dietro l’ altro come in un filo di perle. E Nosrat punta molto sull’ immagine doppia, che diviene una sorta di leit motiv sotterraneo a tutto il racconto visivo. Ecco il Tosini nottambulo che dipinge solo quando è buio, per una vecchia abitudine, ecco Tosini che di Palermo – come di un vecchio amore perduto – dice: «L’ ho conosciuta in tempi migliori». A proposito dei suoi quadri, poi, il pittore confessa: «Non sopporto le cornici, perché la mia idea è continuare a lavorarci per molto tempo. Per anni, possibilmente», ed ecco che un dipinto acquistato dal nipote di Luchino Visconti dopo alcuni anni è un dittico, e dopo ancora è formato da tre tele. La prima parte del video è incentrata sull’ estetica, la seconda è dedicata a Palermo, ai suoi vicoli, al suo modo di vedere. «La mia lettura di Tosini pittore – dice Nosrat – vuole essere una lettura creativa. Per questo ho aggiunto della musica e ho scelto di strutturare il lavoro attraverso riprese che vogliono essere possibili chiavi di lettura». Tosini si muove nella sua grande casa, passa da una stanza all’ altra e alla fine si scopre come dentro un labirinto, popolati da personaggi panciuti. «Il corpo è pesante – dice Tosini – perché contiene la storia degli uomini». Ed ecco che il cerchio si chiude.

Link all’articolo